Descrizione
Julieta Eugenio - Jump
Dopo la cilena Melissa Aldana, nel cielo del jazz spunta una nuova stella dall’America Latina: l’argentina Julieta Eugenio. Proprio come la più nota e ormai affermata collega (che oggi, a trentatré anni, firma per Blue Note il nuovo lavoro «12 Stars» ma che nel 2010 aveva esordito con «Free Fall», lavoro per trio pianoless), anche Julieta sceglie di realizzare un disco per sax, contrabbasso e batteria ma senza pianoforte. E quello della Eugenio non sembra certo un album di debutto. «Jump» – titolo ben augurale in questi tempi bui – esce per la Greenleaf del trombettista Dave Douglas, sponsor entusiasta di questa ragazza che, dalla natia Buenos Aires, e approdata a New York City in cerca di fortuna. Mentre però il sound della Aldana e ispirato dichiaratamente a un maestro come Sonny Rollins, non altrettanto si può dire della porteña. Meno esuberante e più intimista e «concettuale» di Melissa, in questo cd la giovane Julieta mostra una predilezione per l’approccio cool sfoggiando una sicurezza e una maturità invidiabili. E questo sia sotto il profilo strumentale sia sul piano della scrittura. Otto delle dieci composizioni del disco sono sue e manifestano un fine senso dell’architettura (si ascolti Trés, per esempio) e un’intesa telepatica con i suoi partner statunitensi, il bassista Matt Dwonszyk e il batterista Jonathan Barber. Parliamo infine dei due standard in repertorio: Flamingo e ripresa a passo felpato e con una seducente souplesse e la balladCrazy He Calls Me viene privata di qualsiasi orpello. Il che conferma le doti di Julieta Eugenio: niente inutili e stucchevoli virtuosismi tecnici ma un eloquio chiaro e sobrio, capace di portarci dritti nel cuore della musica.Franchi
Pubblicata sul numero di maggio 2022 di Musica Jazz
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